Resto fuori
a contare in silenzio le mie ferite.
Sotto un cielo stellato
tolgo via la polvere dai solchi sulla pelle.
Al mio fianco un angelo
di cui non conosco le parole.
Vivo in una giungla
insieme a miliardi di facce.
Vivo in un vortice
nel quale non c'è troppo spazio per la complicità.
Resto fuori
consumato dai miei errori.
Quando il giorno
è un volo nel nero
quella solitudine scava dentro le lacrime.
Cosa resterà quando non ci sarò?
cosa resterà delle mie parole?
La notte ha fagocitato i miei pensieri
e quei brividi condivisi con altre anime.
Sotto una coperta consumata
ho aspettato l'alba.
All' arrivo del profumo del pane
ho versato lacrime
per quella libertà spezzata dall'errore.
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